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Giba: quattro lettere, una parola e, per alcuni, poco significato.
Giba è un artista.
In tutti i sensi. Perché lo è di professione e, soprattutto, per disposizione. Nel suo curriculum c’è, infatti, una lunga carriera
di fotografo che lo ha spinto a documentarsi con partecipazione usi e costumi delle genti d’Africa.
L’aspetto documentaristico, dipanatosi attraverso la collaborazione con note agenze giornalistiche milanesi (Olimpia e FarabolaPhoto),
non è mai stato determinato da letture, spesso troppo fredde, di obiettivi maneggiati con tecnica ottima ma senza anima.
Al contrario, la fotografia è stata per Giba il primo mezzo di espressione della sua partecipazione alla quotidianità africana
e significativo strumento di comunicazione della sua esperienza. Oggi si potrebbe dire che i suoi primi reportage furono già strumenti
di comunicazione interculturale.
Tanto è vero che il fotografo cresce con i suoi numerosi viaggi: la sua espressività diventa pittura, diventa scultura,
diventa materia artistica della più variegata, diventa tecnologia computerizzata per la rielaborazione delle immagini. Si tratta
di una ricerca continua lungo le piste del deserto e le strade dell’arte.
Artista e viaggiatore, d’altra parte, hanno in comune la curiosità e l’inquietudine che spinge sempre oltre l’orizzonte,
che pone sempre la domanda di che cosa c’è dopo quell’ostacolo che preclude lo sguardo e l’immaginazione.
Per questo il viaggio occupa un posto prioritario nella vita di Giba che ha ficcato il naso in tutto il Continente ed è sempre tornato
– già questo per i luoghi delle sue peregrinazioni è un successo! – con conoscenze e sensibilità che si sono tradotte in nuove opere:
immagini interpretate.
Le opere di Giba sono presenti in diverse collezioni private italiane: (Brescia, Cremona, Pavia, Bergamo, Lecco, Como, Varese, Milano,
Firenze, Roma, Siracusa).
Presente all’Estero: (Parigi, Madrid, Barcellona, Bruxelles, Amsterdam, Londra, Toronto, New York).
(da www.giannibarili.it)
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